Da
alcuni anni gli ordini professionali, tra cui il nostro, attaccati da più parti
con l’accusa di protezionismo e corporativismo, sono scivolati in una sorta di
crisi d’identità. Le critiche mosse agli ordini professionali vengono
giustificate con la necessità d’introdurre, nella professione, i principi della
libera concorrenza, assumendo che questo migliori necessariamente il livello
tecnico delle prestazioni e ne abbassi, al contempo, i costi. E’ vero? Si vede quotidianamente
come la cultura dell’ingegneria sia alla mercé del massimo ribasso, con uno
svilimento dell’attività professionale e del professionista stesso che non è
più visto come un valore aggiunto ai processi produttivi (siano essi edilizi,
industriali o di servizi), ma un mero costo obbligatorio per legge, che deve
essere come tale minimizzato.
Cultura dell’Ingegneria vuole proporre la professione dell’ingegnere
come un modello culturale in divenire, nella formazione continua da un lato,
nell’integrazione con i processi decisionali e produttivi dall’altro, in cui
l’ingegnere sia portato al centro del processo progettuale, e non sia un burocrate
marginale, imprigionato da norme e procedure, come spesso è oggi. Per questo, la
lista è composta da ingegneri di tutti i settori (Civile e Ambientale,
Industriale e dell’Informazione) con provenienza dal mondo della libera
professione, dal settore privato e pubblico (istituzionale ed accademico).