La sicurezza nei cantieri è un aspetto della professione
dell’ingegnere che vede coinvolti sia liberi professionisti in genere nella
veste di coordinatori per la sicurezza sia dipendenti pubblici e/o privati in
genere nella veste di responsabili dei lavori (R.U.P. negli appalti pubblici).
Il D.Lgs. 81/08 e s.m.i. rappresenta un corpo normativo che
ha tentato di raggruppare, con alcune correzioni, i vari testi normativi del
passato, muovendo dall’articolata normativa degli anni 50 fino alle innovazioni
introdotte dalla 626 e dalla 494. Purtroppo quello che dovrebbe essere un testo
unico non lo è tanto che da una buona idea iniziale sono già diverse le
appendici che vanno ad integrarlo (ad esempio gli accordi stato regioni)
creando per gli addetti ai lavori non poche difficoltà per il rispetto di tutti
gli adempimenti (probabilmente la fretta fu cattiva consigliera del
legislatore…).
In aggiunta il mondo dei cantieri raggruppa, oltre che
diverse professionalità, diverse estrazioni culturali ed etniche causando in
diversi casi problematiche di comprensione e di informazione.
In Italia la norma, in particolare negli ultimi 20 anni, è
diventata molto stringente creando un sistema eccessivamente formalistico e
sanzionatorio che colpisce soprattutto datori di lavoro e professionisti,
trascurando spesso le responsabilità dirette
del lavoratore in merito ad omissioni specifiche in materia. Gli ultimi 5 anni hanno visto una crescente
attenzione su questo aspetto del
problema con un conseguente incremento di sanzionamenti diretti al lavoratore;
di fatto, però, quanto si osserva anche
in realtà medio grandi è la mancanza di consapevolezza delle omissioni e dei
rischi ad esse correlati e la percezione dell’organo di vigilanza come di un’entità
burocratica estranea e puramente sanzionatoria. Questo stato di cose è il risultato di un
percorso storico complesso che vede agli estremi da una parte l’atteggiamento
furbesco del controllato e dall’altra il comportamento rigidamente burocratico
e formale del controllore che agisce in forza di una presunta letteralità della
norma trascurando talvolta il buon senso
tecnico; un esempio su tanti è il
problema della messa a terra dei ponteggi, spesso causa di accesa diatriba con
l’organo di vigilanza che chiede, spesso, la messa a terra prescindendo da
qualsiasi considerazione tecnica.
Questo è solo un esempio di come spesso il senso tecnico non
integri correttamente l’applicazione della legge andando ad alimentare un clima
di tensione e di incomprensione che fa la fortuna di chi sul malinteso fa
affidamento.
Un altro chiaro esempio
che coinvolge tutti è la legge regionale
(Liguria) 5/2010 “NORME PER LA PREVENZIONE DELLE CADUTE DALL’ALTO NEI
CANTIERI EDILI”, una norma locale che si pone in contrasto con quanto previsto dalla
legge nazionale sulle attribuzioni di responsabilità e che soprattutto si esprime in termini
paradossali su argomenti di importanza essenziale prevedendo ad esempio che il
presidio di sicurezza (in questo caso la linea vita) sia utilizzato contemporaneamente
alla sua installazione Una legge regionale così concepita e redatta non può che
creare una pericolosa confusione tra gli addetti ai lavori, siano essi
controllati o controllori, con conseguenze nefaste nei comportamenti di
entrambe le parti e con il risultato finale di alimentare la diffidenza e la
sensazione di inutilità che l’apparato legislativo troppo spesso suscita.
Inoltre, la legge regionale determina un ulteriore aspetto
inquietante…prevede di risolvere il problema delle cadute dall’alto producendo
carta ed imponendo sistemi di sicurezza a scapito di altri talvolta più
efficaci, per cui con un approccio prescrittivo e impositivo che vengono
accolti dall’utenza come l’ennesimo balzello da pagare (una ditta specializzata
ed un tecnico). Come già ho espresso più volte questo sistema di affrontare i problemi
non li risolve, o meglio li risolve sulla carta, ma non nella sostanza, infatti
capita spesso di vedere progetti di linee vita fatti in modo superficiale e
talvolta con dubbia efficacia che però raggiungono lo scopo di “sbloccare” le
pratiche amministrative.
Questa è sicurezza? A mio parere no!
Come in altre discipline l’approccio alla sicurezza nei
cantieri dovrebbe nascere da un approccio mentale che dia valore alla sicurezza
dei lavoratori come un dato di fatto e non come una necessità di legge per
evitare una sanzione o un’ammenda, dovrebbe essere incentivato un sistema
premiante per chi lavora in sicurezza sia esso datore di lavoro, committente,
professionista o lavoratore in modo che sia naturale agire con coscienza e
rispetto.
Dovremmo finalmente parlare di LAVORO SICURO e non solo di
sicurezza, superando il dualismo fra lavorare e produrre, da una parte e fare
sicurezza, dall’altra. La sicurezza sul lavoro deve divenire un processo per
lavorare bene e produrre meglio.
A livello di professionisti possiamo dare i suggerimenti
corretti per cambiare i punti di vista?
La risposta è si.
Possiamo cercando di fare comprendere agli
amministratori gli aspetti tecnici in modo da creare una base oggettiva di
confronto su cui tutti si è sullo stesso piano, creando un canale comunicativo
e formativo con gli organi di vigilanza scambiando così informazioni sugli
aspetti tecnici sulle questioni più delicate (è interesse comune ridurre i
rischio di incidente sul luogo di lavoro), creare delle linee guida trasversali
con gli altri ordini e collegi professionali ad alto contenuto tecnico per
favorire la diffusione della cultura e dell’analisi dei problemi e quindi avere
anche delle basi di giudizio oggettivo che possano integrare gli aspetti di
legge ove questi non entrano nel merito delle quantificazioni.
A titolo di esempio:
- come si calcolano gli ancoraggi di un ponteggio (i ponteggi in genere collassano per problemi di instabilità dell’equilibrio o per rottura o scarsa quantità di ancoranti);
- come si calcola un ponteggio integralmente, sia sotto l’aspetto strutturale e sotto l’aspetto elettrico e quali elementi devono contenere gli elaborati tecnici;
- come si calcola una linea vita;
- come si calcola la stabilità di una parete di scavo;
- come si redige un piano di demolizione e quali sono gli aspetti strutturali che vengono toccati;
- come si verificano le puntellature;
- come si calcola un quadro elettrico di cantiere ed un impianto con speciale riferimento all’impianto di terra,
Questi sono in genere gli aspetti dove, come professionisti,
veniamo criticati poiché su questi aspetti in genere vi è carenza di analisi nei
piani di sicurezza.
di: Andrea Cavicchi ed Enrico Sterpi
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